Nome del luogo: SAN GIOVANNI ROTONDO
Nome del luogo in latino: Oppidum S. Io. Rudi
Chiesa: Maria SS. delle Grazie
Parrocchia: extraconventuale “S. Francesco”
Prov. religiosa: S. Angelo e P. Pio - Foggia
Diocesi: Manfredonia – Vieste – S. Giovanni Rotondo
Circoscriz. civ.: Provincia di Foggia (Italia)
Anno di fondaz. cappuccina: 1540
Anno di consacrazione della chiesa: 5 luglio 1676
Funzione del convento: fu seminario serafico e studentato teologico (1970-73), Santuario
Anno di soppressione (civile): 4 luglio 1811; 1867
Riapertura: 1818; 1909
Storia: il convento di San Giovanni Rotondo fu fondato nel 1540 per unanime desiderio del popolo con il consenso dell’arcivescovo di Manfredonia, card. Giovanni Maria di Monte San Sabino. Il terreno fu donato da Orazio Antonio Landi ed era dotato di una casetta di campagna che esiste tuttora, ed un pozzo, tipico patrimonio delle campagne pugliesi. Questo convento è stato per moltissimi anni il luogo di noviziato, solenne ed austero, richiesto dalla tradizione cappuccina. In questo convento iniziò la conversione di s. Camillo De Lellis e che maturò passando per una valle detta ‘dell’inferno’ e che è situata nel percorso tra il convento di San Giovanni Rotondo e quello di Manfredonia. Detto convento, come tanti altri, subì l’onda della soppressione nel decennio francese. Il 14 agosto 1808 la commissione governativa formata dal sindaco Giovanni Verna, Francescantonio Ventrella e dall’arciprete Nicolò Cascavilla, alla presenza dei testimoni Michele Carrabba, Costanzo Fraticelli e Vincenzo D’Errico, formulò l’inventario di tutto ciò che esisteva in convento e nella Chiesa. L’inventario, debitamente firmato, fu consegnato al p. Francesco Maria da Rodi, superiore del convento. La soppressione avvenne il 4 luglio 1811. In tal giorno gli incaricati legali alla soppressione, Francescantonio Ventrella e Salvatore Cafaro, radunarono la comunità con a capo il superiore, p. Giovanni Maria da Monte S. Angelo e procedettero alla formulazione del nuovo inventario. I frati assistettero con le lagrime agli occhi a tale atto. A questi frati fu ingiunto perentoriamente di lasciare il convento nello spazio di quattro giorni a partire dall’8 ottobre 1811. Il 7 febbraio 1812 il convento fu invaso da ‘più assassini bene armati’. Perché ciò non si ripetesse, il sindaco chiese all’intendente che permettesse che alcuni ex cappuccini, sia pure in veste da prete, facessero da custodi al convento ed alla Chiesa. Il convento fu riaperto nel 1816 e chiuso con l’avvento del governo massonico italiano nel 1866. In data 16 giugno 1886 i locali del convento furono messi in vendita dal demanio. Fu riaperto nel 1909 e nel 1925 fu dato ai frati in enfiteusi perpetua. Nel 1952 ci fu l’ampliamento del convento; nel 1959 fu inaugurato il Santuario di S. Maria delle Grazie, progettato dall’arch. Giuseppe Gentile di Bojano (CB); il 1 luglio 2004 è stata inaugurata la nuova chiesa di S. Pio da Pietrelcina, progettata dall’arch. Renzo Piano.
Arte: Opere d’arte nella Chiesetta Antica (5 luglio 1676)
La Chiesina è lineare e spoglia, secondo lo stile cappuccino, e conserva il misticismo ed il raccoglimento devoto. La sua storia si compendia in poche date. Iniziata nel 1540, fu completata nel 1581. Danneggiata insieme al Convento dal terremoto del 1624, fu riparata e terminata nel 1629. Il 5 luglio 1676 fu consacrata e dedicata a S. Maria delle Grazie. Sull’altare maggiore è collocata la Madonna delle Grazie, tempera su tela, cm 150 x 95, della metà del ‘500, di una scuola locale pugliese fra Cesare Turco e Decio Tramontano. Il quadro della Vergine fa parte di un trittico con S. Giovanni Battista. Nella sacrestia dell’attuale Santuario S. Maria delle Grazie troviamo S. Antonio di Padova cm. 166 x 90 e S. Francesco cm. 166 x 90; S. Michele nella chiesetta antica e la tela dell’Eterno Padre, sulla porta d’ingresso del corridoio tra la vecchia e la nuova sacrestia. Esse possono essere attribuite, con molta probabilità, a un pittore manierista napoletano della fine ‘500 inizio ‘600. Nel complesso ligneo della vecchia sacrestia, molto semplice e senza alcun fregio particolare che risale all’inizio del ‘700, sono incorniciate tre tele: Gesù Crocifisso con le pie donne e S. Giovanni Evangelista, olio su tela, cm. 72 x 52; Addolorata, olio su tela, cm. 44x34; Gesù coronato di spine, olio su tela, cm. 44x34. Sia il complesso ligneo come le tele sono certamente fattura di religiosi dell’epoca, i quali, ricalcando i motivi e l’ispirazione del Borghese e del Vaccaro, abbellirono le Chiese e le sagrestie, spinti dalla devozione e dall’amore dell’arte. Adorazione del Crocifisso - Olio su tela, di qualche seguace di Giacomo del Po, databile nel sec. XII. Sotto la volta del coro si osserva il dipinto, a firma: Penati 1935. Rappresenta la Visita di Maria SS.ma e S. Elisabetta. In occasione delle nozze d’argento sacerdotali (10 agosto 1935) di P. Pio, per iniziativa di alcune persone del Paese, come omaggio della popolazione di S. Giovanni Rotondo, si decise di restaurare la chiesetta, scegliendo per le pitture, l’artista milanese Natale Penati, che già lavorava in Paese. Nel 1959 la chiesetta è stata di nuovo pitturata da Cesarino Vincenzi e decorata da Eliseo Simili, bolognesie S. Paolo.
Opere d’arte nel Santuario S. Maria delle Grazie (1 luglio 1959)
La Chiesa, nelle linee e nello sviluppo volumetrico, è di estrema semplicità con evidenti richiami al romanico. La facciata è in travertino. L’ambiente è rettangolare del tipo basilicale, spartito da due ordini di pilastri monolitici in breccia imperiale scura, alti m. 6,20 ciascuno, 16 per parte, che creano una campata centrale delle dimensioni di m. 57 di lunghezza, compresa la sacrestia, e m. 12 di larghezza, e due navate laterali, larghe m. 5 ciascuna. I pilastri sono stati donati dalle varie città del mondo a P. Pio e, divisi in doppia lila, costituiscono la struttura portante della copertura e dei pesanti matronei, Statua della Madonna delle Grazie. Sulla facciata della nuova Chiesa si vede la statua marmorea della Madonna delle Grazie. È di m. 2,80 e del peso di 46 quintali. Si deve allo scultore Antonio Bassi di Trani. Fu quivi posta il 25 febbraio del 1959. Il grande mosaico (m2 120) rappresenta l’Immagine della Madonna delle Grazie fra Angeli; è opera del prof. Bedenini di Roma, eseguita dallo «Studio del Mosaico Vaticano». A destra, inferiormente è scritto: R.E.S.P. Vaticano 1958. In occasione della canonizzazione di P. Pio (16 giugno 2002), sotto l’immagine della Vergine, lo stesso Studio Vaticano ha arricchito il mosaico di un angelo che porge la corona della gloria al Santo cappuccino. Sull’Altare Maggiore troviamo sei statuette di bronzo, opera dello scultore Celestino Petrone: S. Francesco, S. Bonaventura, S. Giuseppe da Leonessa, S. Lorenzo da Brindisi, S. Corrado da Parzham e, con essi, l’apostolo dell’assistenza ai malati: S. Camillo de Lellis. Dov’era prima il Battistero vi sono due tempere all’uovo del pittore Antonio Ciccone: la Resurrezione e S. Francesco che riceve le Stimmate ornano due pareti. Nelle navate laterali,sui nove altari sono montati altrettanti mosaici dalla Scuola Vaticana, eccetto quello di S. Antonio che ha la statua di legno dell’altare della vecchia chiesetta, demolito per poter comunicare tra le due chiese. I cartoni sono del Prof. Antonio Achilli, eccetto quello del Rosario, eseguito su disegno del P. Ugolino da Belluno, autore delle vetrate istoriate. Essi sono: l’Angelo Custode, S. Veronica Giuliani, Madonna del Rosario, S. Michele e nello sfondo i vari riferimenti biblici della sua protezione, S. Francesco d’Assisi col Bimbo di Betlemme con Frati e Fedeli che assieme a lui ne celebrano la Nascita, Crocifissione. Nella navata di fronte: il S. Cuore e S. Margherita Alacoque, S. Giuseppe con lo sfondo della Fuga in Egitto e del Sonno del Patriarca. La Via Crucis è stata modellata e donata dalla scultrice Elsa Turino, collocata in Chiesa all’inizio della Quaresima 1960; sono 14 croci di bronzo, con a centro la testa di Cristo sofferente. Le Vetrate istoriate sono opera del P. Ugolino da Belluno, di Mario Vezzelli e con la collaborazione culturale teologica di P. Cristoforo Javicoli. Complessivamente sono 112 mq. di vetrate. Nella sagrestia si trovano La presentazione di Gesù al Tempio, olio su tela, cm. 250 x 180, è, quasi con certezza, attribuibile ad Antonio Verrio (1639-1707) e fu donata a P. Pio dalla signora Elena Wenzel di La Canada (California); Adorazione, olio su tela, cm. 94 x 60, di scuola emiliana fine ‘500, inizio ‘600; Sacerdote con paramenti, olio su tela, cm. 78 x 63, attribuito a pittore napoletano prossimo al De Matteis. All’angolo destro della sacrestia è esposto il Trittico, formato dal Crocifisso, dalla Madonna con il Bambino e l’uccellino, e da S. Antonio Abate del pittore romano Antonio Achilli, che ne fece dono a P. Pio. Esposti sul bancone della sacrestia frontalmente, rispettivamente a destra e a sinistra, troviamo l’Addoloratae il Cristo legato, in legno scolpito, cm. 60 ciascuno, attribuiti ad uno scultore napoletano del 700.
Altri lavori artistici
Cristo coronato di spine, olio su tela, cm. 64 x 48, sembra appartenere ad A. Vaccaro nel momento di maggiore adesione all’arte di Michelangelo da Caravaggio; Natività, olio su tela, cm. 25 x 98, sembra un’opera molto vicina a Carlo Maratta di Roma, inizio del ‘700, ma alcuni la vorrebbero riferita a Pompeo Batoni; Deposizione, olio su tela, cm. 48 x 150, appartiene alla scuola lombarda 1580-1620 ed è stato donato a P. Pio da qualche figlio spirituale, appassionato di arte; Matrimonio mistico di S. Caterina, olio su tavola, cm. 65 x 86, si deve attribuire a un seguace di Polidoro da Lanzano, con molta probabilità. Il pittore abruzzese, operante nell’ambito della pittura veneta del ‘500, ha reso plastico un tema molto comune e molto entusiasmante in quel periodo. Il lavoro è ritoccato e si conserva in buone condizioni; Abramo sul punto di sacrificare Isacco, questo dipinto su tavola, fa da paliotto all’Altare della Cappellina nell’interno del Convento, dove P. Pio da Pietrelcina celebrò dall’11 Giugno al 15 luglio 1933.
La Cripta e la Tomba di P. Pio (23 settembre 1968)
La cripta completa l’architettura del monumentale complesso della chiesa superiore (il blocco della sepoltura è «labradorite»). A decorazione delle strutture architettoniche fu proposta una trilogia simbolica: Gesù, San Francesco, p. Pio. Per gli episodi della vita di Gesù vennero scelti gli spazi destinati a cornici di coronamento dei pilastri e dei peduncoli sui quali scaricano gli archivolti. A sinistra ed a destra dell’altare, oltre che sulla parete di fondo della navata centrale, le cornici marmoree non portano bassorilievi, ma iscrizioni relative a laudi di S. Francesco. L’altare, costituito da una grande mensa marmorea, portata da colonnine tortili e da pile litoidi, racchiude in una teca di cristallo un prezioso Cristo ligneo. È una scultura lignea, che può attribuirsi a un intagliatore veneziano della fine del sec. XVI. Si presenta come opera singolare non priva di pregi di fattura soprattutto nella resa del volto, caratterizzato secondo formule e tipi neogotici che si diffondevano nell’Italia meridionale verso la fine del sec. XVI. Sulle pile laterali di supporto della mensa, tra motivi decorativi e formelle floreali, sono stati incastonati due antichi stemmi di San Lorenzo da Maiorana, vescovo di Siponto, che per primo raccolse il messaggio di San Michele Arcangelo nella grotta di Monte S. Angelo. I lavori della cripta sono stati eseguiti dall’impresa del Geom. Aldo di Bari su progetto e direzione offerti dall’Architetto Ugo Iarussi da Foggia. I motivi in ferro battuto dai lumi pensili a muro, gli arredi, le decorazioni ed i soffitti in legno sono stati eseguiti da artigiani di Foggia, su disegni di Ugo Iarussi, sviluppati da Mario Soro.
La Nuova Chiesa S. Pio da Pietrelcina (1 luglio 2004)
Dopo la morte di Padre Pio da Pietrelcina, i confratelli del Santo, sensibili alle esigenze materiali e spirituali dei devoti, che la chiesa esistente non riusciva a contenere, pensarono alla costruzione di una nuova Chiesa. Nel 1982 affidarono l’incarico al prof. R. Calzona, all’ing. G. Goretti ed al geom. M. Patrizio per la determinazione del numero più probabile di presenze contemporanee nei luoghi sacri. I suddetti tecnici, a seguito di ricerche, con procedimenti diversi determinarono il numero delle presenze contemporanee in 16.000 persone. I Frati affidarono, quindi, all’architetto Renzo Piano la progettazione di una nuova chiesa che potesse ospitare contemporaneamente 6.500 persone.
Il sagrato
Il sagrato con accesso dall’attuale piazzale del Rosario, con piani inclinati di diversa pendenza, si raccorda con la grande vetrata sotto l’arco 2 e costituisce tutt’uno con la nuova aula liturgica progettata ed ha una superficie di mq. 10.695. A Nord, il sagrato è delimitato da dodici fontane a velo. Le strutture portanti sono in calcestruzzo cementizio armato, mentre il fondo rivestito in laminato di acciaio inox dello spessore di mm. 5, è ricoperto di ciottoli. Sui bordi delle fontane è posto in opera una copertina di pietra di Apricena dello spessore di cm. 8. Essendo le quote poste su vari livelli, decrescenti da Est verso Ovest, le fontane sono comunicanti fra loro tramite una bocca a stramazzo. Un sistema idrico di continuo ricircolo con depuratore porta l’acqua dalla prima vasca, ad Ovest, alla dodicesima vasca, ad Est. Nella parte Nord del sagrato sono stati posti a dimora n. 21 alberi di ulivo.
L’Aula Liturgica
L’aula liturgica, avente un’area di mq. 5.106, è costituita da un doppio ordine di archi sfalsati fra di loro di 10° e convergenti su un unico punto geometrico. Il primo ordine è composto da dieci archi i quali hanno i piedi interni incastrati su un piastrone dal diametro di m. 4,20 e quelli esterni incastrati nella pavimentazione dell’aula. Il secondo ordine comprende undici archi i cui piedi sono incastrati nel pavimento dell’aula. Gli archi sono progressivamente decrescenti in luce nette ed in altezza, osservandoli in senso orario e sono stati realizzati in pietra massello di Apricena e sono stati opportunamente dimensionati; i miniconci in numero di 1264, di dimensioni diverse, sono stati assemblati con la tecnica della precompressione in senso longitudinale con 6 trefoli in acciaio speciale atti a garantire la perfetta stabilità anche in presenza di fenomeni sismici. Dalle giunture dei maxiconci e dalle piastre in acciaio inox dipartono i puntoni che sostengono, con travi lamellari radiali e tangenziali, la copertura dell’aula con camera d’aria opportunamente isolata dal punto di vista termoacustico. La seconda copertura a falde è ricoperta da lastre di rame prerinverdite ed aventi la funzione di tenuta alle acque piovane. Il pavimento dell’aula liturgica, a forma di spirale, è formato da piani inclinati verso il presbiterio ed è costituito da elementi in pietra di Apricena, bocciardata. I posti a sedere, complessivamente, sono 6.500 e sono costituiti da banchi in legno di diverse lunghezze e convergenti verso il presbiterio. Lungo il bordo perimetrale dell’aula sono state realizzate n. 24 porte basculanti, tre porte per ogni campata, che immettono sul percorso processionale ed hanno la funzione di uscite di emergenza; inoltre servono anche a facilitare il deflusso dei fedeli alla fine delle celebrazioni. L’area presbiterale è ubicata intorno al pilastrone, su due piani, con l’altare posto alla sommità in modo da costituire il punto più alto dell’aula Liturgica. Nella parte posteriore del pilastrone, con opportuni passaggi è stata realizzata la sacrestia di mq. 555 e la cappella della reposizione del Santissimo Sacramento di mq. 195. Nella parte Nord dell’aula sono state realizzate uscite verso l’esterno e corridoi di collegamento, anche con ascensore e rampa anulare, verso i locali sottostanti, della cripta, della penitenzeria, delle aule incontri, del foyer e dell’ingresso dal viale dei quaranta metri. Tali collegamenti permettono le visite ai vari ambienti senza uscire all’esterno. L’illuminazione dell’aula è con fari incassati nella tettoia e corpi pendenti posti ad un’altezza di m. 3,50 dal pavimento.
Il fonte battesimale
Il fonte battesimale è ubicato all’esterno dell’aula liturgica, accanto all’ingresso liturgico, fra gli archi 11 e 13 ed è costituito da una vasca ottagonale in pietra di Apricena, per l’immersione totale del battezzando. L’acqua in essa contenuta è continuamente ricircolata e decantata.
La cripta e la penitenzeria
La cripta è posta, secondo la tradizione, nella parte sottostante il presbiterio, ha un’area di mq. 586 e può ospitare ben 1.000 persone di cui 386 comodamente sedute. Con copertura composta da travi e voltine radiali offre al visitatore un aspetto armonioso e di invito alla preghiera. Adiacente alla cripta ed accessibile anche dalla scalinata che porta al sagrato è stata realizzata la penitenzeria con trentuno confessionali per la confessione diretta o attraverso una grata. Alle spalle dei confessionali un corridoio porta direttamente al complesso del vecchio convento.
Il foyer
Il foyer di mq. 570 non è altro che uno spazio filtro fra le aule incontri ed i servizi igienici in numero di trenta; può anche servire da spazio espositivo per le manifestazioni legate alla vita ed alle opere di San Pio da Pietrelcina. All’ingresso sulla sinistra, sono stati installati due ascensori da ventiquattro e ventisei persone; partendo da via S. Luigi Gonzaga a q. 605,80 raggiungono il piano della cripta a q. 610, il piano della sala del pellegrino a q. 614 ed il piano del sagrato a q. 618, permettendo così ai disabili ed agli infermi l’accesso alle varie quote.
Le aule
Le tre aule incontri con l’accesso dal foyer sono composte da platee e gallerie e possono ospitare: 907 persone. Dotate di locali, sotto le gallerie, per le regie e le traduzioni simultanee in quattro lingue costituiscono un luogo ideale di incontri dei gruppi di fedeli. Le volte sono state rivestite con pannelli fonoassorbenti e con doghe in legno pregiato. Le poltroncine hanno il montante inferiore cilindrico e forato per il passaggio dell’aria condizionata.
La sala accoglienza dei pellegrini
La sala accoglienza dei pellegrini ha una superficie di mq. 355, è arredata con banconi contenenti materiale illustrativo. Personale appositamente preparato indicherà ai pellegrini i percorsi desiderati.
La sala del pellegrino
La sala del pellegrino, di mq. 741, posta a q. 614 in adiacenza al colonnato, arredata con tavoli e sedie permetterà ai fedeli la consumazione dei pasti a sacco.
Il colonnato
A sud della struttura è stato costruito il colonnato composto da 21 colonne ed ha una lunghezza di m. 100,40; ha una larghezza variabile in modo che, visto dal basso, dà una prospettiva di una maggiore profondità. Le prime nove colonne, le più alte, verso Ovest, ospitano le otto campane di bronzo fuse dalla Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone; queste, verso il sagrato, portano il nome a rilievo del santo cui è dedicata e dalla parte opposta il nome dei fedeli che l’hanno donata. I Santi sono:
1. Do:San Michele Arcangelo
2. Re: San Giovanni Battista
3. Mi: San Pio da Pietrelcina
4. Fa: San Veronica Giuliani
5. Sol: San Francesco d’Assisi
6. La: Santa Chiara
7. Si: Sant’Antonio da Padova
8. Do: San Lorenzo da Brindisi
Il Museo
Il museo di mq. 538, posto nella parte alta del sagrato, verso Est, in costruzione, ospiterà alcune reliquie di San Pio da Pietrelcina ed alcuni campioni di materiale, dei mezzi o strutture che sono serviti per la costruzione della nuova chiesa ed attualmente non visibili.
La Grande Croce
La grande Croce posta alla fine del percorso pedonale del viale dei 40 metri ed all’ingresso del piano della cripta è alta 40 metri; è stata costruita con lo stesso criterio adottato per la costruzione degli archi ed è composta da 70 elementi in pietra massello di Apricena.
Il viale dei 40 metri
Altra opera accessoria al grande complesso dell’aula liturgica è il viale detto dei 40 metri che porta da viale Aldo Moro all’ingresso del piano della cripta posta a q. 610 ed alla grande croce posta al lato verso Est. Attualmente è in fase di completamento.
Il grande organo
Il grande organo, guardando l’altare è posto a sinistra e la sua struttura è stata realizzata per inserirsi maestosamente nell’architettura dell’aula liturgica. Opera dell’artista Guido Pinchi, è composto da 5.814 canne e 79 registri reali.
Le opere d’arte
L’aula liturgica è arricchita da un complesso statuario, l’Ambone, dello scultore Giuliano Vangi, realizzato in pietra di Apricena; la Croce sospesa in bronzo dorata e l’Altare in pietra di Apricena e bronzo, sono di Arnaldo Pomodoro con la collaborazione di Giovanna Canegallo per la decorazione dell’Abside; ; il Tabernacolo in pietra lavica e argento è di Floriano Bodini; la vetrata nella Cappella del Sacramento è di Michele Canzoneri; le porte in bronzo e il Fonte battesimale ad immersione e dell’ingresso liturgico di Mimmo Paladino; gli “Aquilotti” di marmo sopra il muro del Sagrato di Mario Rossello; la vetrata della chiesa raffigura alcune scene dell’Apocalisse tratte da una serie di arazzi del ciclo di Angers.
Fonti e bibliografia: Boverius Zaccaria a Saluzzo, Annalium seu Sacrarum Historiarum Minorum S. Francisci qui Cappuccini nuncupantur, tom. I, a. VII, Lugduni 1632; Clemente Anna e Giuseppe, Soppressione degli Ordini Monastici in Capitanata nel decennio francese 1806-1815, ed. tip. Bari 1993; Domenico (Padre) da Macchia Valfortore (Giovanni Cirelli), Opere d'Arte nei Conventi Cappuccini del Gargano, Roma 1968; Di Iorio (Padre) Eduardo, I Cappuccini della religiosa provincia di Foggia o di S. Angelo in Puglia (1530-1986), Tomo I-II, Campobasso 1986; Gabriele da Cerignola, Memoria della fondazione di questa nostra provincia dei cappuccini di s. Angelo e dei suoi luoghi con catalogo di tutti i Vicari e ministri Provinciali che l’hanno governata 1529-1667, manoscritto, Archivio Provinciale Capp. Foggia; Morcaldi Francesco, San Giovanni Rotondo nella luce del Francescanesimo, Parma 1961; Nardella Francesco, Memorie storiche di San Giovanni Rotondo, Brescia 1961;Triggiani Leonardo, I Conventi dei Cappuccini di Foggia, storia e cronaca, ed. Voce di Padre Pio, S. Giovanni R. (FG) 1979; Sandro da Ripa, I Cappuccini a S. Giovanni Rotondo. Appunti storici (1540-1909), Foggia 1967; Vergura A., Cenni storici sul Convento S. Maria delle Grazie in San Giovanni Rotondo, Foggia 1960.